giovedì 25 luglio 2013

Quando Carl Orff incontra Shen Wei




Sono stati dieci, i minuti di applausi che hanno accompagnato la fatica partenopea dei sette ballerini della Shen Wei Dance Arts, al termine dello spettacolo diretto dall’artista “sensazionalmente fantasioso”, come lo ha definito il New York Times, Shen Wei (沈偉).

Nato nel 1968 nello Hunan da padre coreografo, oltre che amante dell’opera occidentale e della secolare arte della calligrafia orientale, e da madre produttrice teatrale, Shen Wei muove i suoi primi passi in un mondo etereo fatto di arte e musica.
Vincitore di una borsa di studio, si trasferisce a New York per studiare, e la sua sarà una parabola ascendente.
Nel 2008 torna in patria per dirigere e coreografare il segmento “Scroll” delle Olimpiadi di Pechino, sotto la regia generale dell’acclamato collega Zhang Yimou, ma il suo primo riconoscimento internazionale risale addirittura al 1994.
E questo artista non sembra essere mai sazio di Sapere, come ha dichiarato ai microfoni dei giornalisti, citando Confucio.

Dal 21 al 26 luglio Shen Wei dirigerà uno spettacolo visuale unico al Teatro San Carlo di Napoli, spettacolo in cui i ballerini da lui diretti eseguiranno coreografie su una musica che gli occidentali conoscono bene: i Carmina Burana di Carl Orff.
I trentadue ballerini del corpo di ballo sancarlino e i sette danzatori della Shen Wei Dance Arts si esibiranno su sfondi estremamente essenziali, cavallo di battaglia dell’artista cinese, mentre i cori verranno eseguiti dal Coro di Voci Bianche del Teatro San Carlo.
Il risultato di due anni di lavoro è strabiliante, la prima un successo.



La danza, per l’artista, è un linguaggio che né la musica né la parola possono sostituire.
La dedizione e l’impegno fusi in questo progetto altro non sono che spie di un’animo appassionato, che vede la danza come veicolo di emozioni e speculazioni.
La Ruota della Fortuna attorno cui girano i Carmina Burana di Orff è secondo Shen Wei un invito all’uomo contemporaneo a riscoprire l’essenziale, il trascorrere del tempo e delle stagioni, in un susseguirsi di assoli – musicali e scenici – che non hanno eguali, e che permettono di “toccare” la filosofia personale di un artista a tutto tondo, unico nel suo genere e importante voce di una nazione che cerca nell’arte quel singolo annichilito troppo spesso dal sistema.

Là dove l’improvvisazione trova addirittura libera uscita, in un mondo in cui spesso ogni movimento di un ballerino è invece codificato e studiato con attenzione, Shen Wei ci offre minuti di preziosa filosofia visiva, in uno spettacolo che mescola le nuove frontiere di Oriente e Occidente.

FONTE: RaiNews24, Teatro di San Carlo, L'Huffington Post

Chiara Mastronardo

martedì 9 luglio 2013

Zampe Sporche


Quello che è successo in Mongolia dall’inizio di maggio è una storia senza precedenti, dovuta forse alla crisi economica che ormai è diventata di portata globale.
La credenza che rare parti di animale abbiano poteri taumaturgici sembrava, se non estinta, ironicamente parlando, quantomeno indebolita.

La polizia di frontiera invece si è dovuta confrontare con un traffico prima sconosciuto, quello di zampe di orso bruno. La specie, che in Cina è protetta dalle leggi per la tutela degli animali, è stata messa a rischio da cacciatori di frodo e trafficanti che, uniti all’insegna del profitto comune, hanno dato la caccia agli esemplari e ne hanno amputato le zampe.
Ne sono state ritrovate 213, nascoste in un minivan che cercava di passare la frontiera fra Russia e Cina.



Se in Russia questi “rimedi” hanno un valore modesto, dalle zone della Mongolia in poi sono ricercatissimi, arrivando a costare quasi dieci volte tanto: un profitto notevole, per questi commercianti nomadi improvvisati.
A far scoprire il carico illegale è stato il nervosismo del conducente del pulmino, che, cosa che ha insospettito non poco la polizia di frontiera, controllava insistentemente l’orologio.
Al giorno d’oggi si penserebbe a carichi illegali di droga, perciò la sorpresa da parte delle autorità è stata tanta quando sono stati rinvenuti gli arti mozzati agli animali.

Zhang Xiaohai, un ufficiale della Animals Asia Foundation, ha detto ai microfoni dei giornalisti che il traffico di parti di animali rari è raddoppiato negli ultimi due anni.

In quella zona della Mongolia, Manzhouli, ha inoltre preso piede l’usanza di regalare zampe d’orso per eventi particolari, o di usarli come ingredienti speciali nella cucina tradizionale.
Ci sono ancora parecchi dubbi su chi possa permettersi regali tanto costosi, o pietanze tanto prelibate, vista la crisi che sembra risparmiare solo poche zone della Cina, ma tant’è.

Al momento i due trafficanti russi sono detenuti in Cina, in attesa del processo. Il loro guadagno si sarebbe aggirato intorno ai 2000 rubli per kg se avessero venduto la merce in Russia; in Cina lo stesso kg vale invece circa 5000 yuan.
L’epilogo del loro viaggio è stato nettamente diverso da quello che si aspettavano.

Ad oggi, questo è il più grosso traffico del genere in territorio cinese, ed è diventato presto un caso mediatico che ha portato le tv nazionali ad interessarti anche delle “bear farms” e della loro gestione.

FONTE: BBC News China, CCTV
FOTO: Chinanews.com

Chiara Mastronardo

giovedì 4 luglio 2013

War games?

  
Ha un nome fantascientifico e ricorda ai più il supercomputer di “War Games” il Tianhe-2, il computer più potente al mondo che in breve tempo ha scalato la lista Top 500, superando colleghi “cervelloni” come il Titan americano o il K computer giapponese.

Il Tianhe-2 non era atteso prima del 2015, e il fatto che i tecnici cinesi della National University Defence Technology siano riusciti a consegnare il sistema operativo due anni prima della data stabilita ha dell’incredibile – gli stessi tecnici hanno ammesso che l’avvenimento è sorprendente.

E sorprendente è anche la velocità con cui questo computer svolge i suoi calcoli: 33.86 petaflop/sec, l’equivalente di 33,860 trilioni di calcoli al secondo.
Il Tianhe-2 si configura nel progetto del Governo Cinese di competitività dell’industria tecnologica interna, l’obiettivo è quello di rendere più competitive le industrie locali e il Paese meno dipendente da tecnologia estera – nello specifico americana.
Infatti, anche se alcuni componenti sono di industrie rivali (il Tianhe-2 utilizza un processore Intel Ivy Bridge), Jack Dongarra dell’University of Tennessee ammette che il supercomputer è decisamente unico nel suo genere.
Fra le altre cose, il network è originale, e il sistema operativo è Kylin, che prende il nome da una mitica bestia orientale conosciuta all’estero come “Unicorno cinese”.

Sulla carta, Tianhe-2 è due volte più potente del numero due della Top 500, l’americano Titan: la tecnologia cinese ha fatto passi da gigante, se si pensa che il Tianhe-1A oggi è al decimo posto della lista.

Nonostante questo, la Cina non è il paese con più supercomputer, anzi, ne ha persi alcuni, convogliando tutte le sue forze sul progetto del Tianhe-2.
L’America possiede 252 macchine, la Cina ad oggi 66 (mentre prima il numero era di 72); seguono Giappone con 30, UK con 29, Francia con 23 macchine e Germania con 19.

Il Tianhe-2 verrà utilizzato dal Governo nell’ambito della difesa, oltre che per controllare cambiamenti climatici e immagazzinare informazioni utili a diverse organizzazioni nazionali.

FONTE: BBC News China

Chiara Mastronardo