giovedì 17 luglio 2014

Roma - Mawangdui A/R



Roma città d'arte, Roma che d'estate si illumina con le sue decine di manifestazioni, Roma che va incontro ai gusti di tutti, e che soprattutto si tinge di rosso: il rosso degli spritz sul Tevere, il rosso dei fuochi d'artificio a Castel Sant'Angelo, il rosso dei tramonti di Turner (in mostra a Palazzo Sciarra, assieme ad opere di Hogarth e Reynolds) e il rosso più scarlatto di tutti, quello delle magnifiche lacche cinesi di Mawangdui, esposte al pubblico per la prima volta a Palazzo Venezia.

Fino al 16 febbraio turisti e abitanti capitolini potranno avere questa unica occasione di conoscere la famiglia di Li Cang, il primo ministro dello stato di Changsha.
La mostra "Le leggendarie tombe di Mawangdui - arte e vita nella Cina del II secolo a.C." infatti ripercorre i passi della famiglia del primo ministro partendo dai reperti del più grande scavo funebre dai tempi della scoperta della tomba di Tutankhamon. 
Fiore all'occhiello dello Hunan Museum di Changsha, i reperti esposti nelle otto sezioni della mostra seguono l'evoluzione di buon gusto ed estetica tipici dell'epoca degli Han Occidentali, cercando attraverso pannelli integrativi realizzati in tre lingue (italiano, inglese e cinese semplificato) e panel espositivi digitali sottotitolati, di descrivere quella che è stata la sorpresa del ritrovamento negli anni '70, il lavoro dietro lo scavo e la restituzione alla bellezza delle lacche che accompagnavano il corredo di Xin Zhui, moglie del primo ministro. 



Il ritrovamento della tomba fu fortuito: durante uno scavo un fuoco fatuo sorprese gli operai, che vennero guidati alla scoperta poi portata avanti da più che responsabili archeologi. 
Vennero ritrovate lacche perfettamente conservate, sete di finissima qualità, e per la prima volta si poterono toccare con mano testi iscritti su listarelle di bambù: prima del ritrovamento a Mawangdui infatti questa tecnica era conosciuta dagli studiosi, ma nessuno aveva mai potuto ritrovare reperti integri da esporre, a causa della natura del supporto. 

La tomba di Mawangui è anche un capolavoro di tecniche edili: di forma conica, profonda sedici metri, era sovrastata da un tumulo di quattro metri e mezzo. Per conservare al meglio La Marchesa, come veniva chiamata Xin Zhui, il tumulo fu poi coperto di terra pressata, isolando così i ben tre sarcofagi, adagiati in uno strato di carbone vegetale e argilla bianca, che custodivano il corpo (l'ultimo di questi pieno addirittura di un liquido battericida che ha conservato La Marchesa fino al ritrovamento in condizioni straordinariamente soffici).



Anche se la mummia, così unica nel suo genere da creare il termine archeologico "ritrovamento di stile Mawangdui", non è esposta, la mostra offre un percorso intenso attraverso gli usi e costumi della regione di Changsha ai tempi degli Han Occidentali: il corredo della famiglia di Li Cang è stato infatti conservato in maniera eccezionale, tanto che gli archeologi sono stati in grado di ritrovare il cibo che era stato seppellito con i defunti. 

Il corredo personale di Xin Zhui rappresenta il più squisito dei corredi femminili: le sete istoriate, i trattati di salute e scienza (interessantissimo quello sulla forma e velocità delle comete), e la magnifica veste di seta di soli 38 grammi, che arriva a pesarne 25 se privata dei polsini.
Oppure, ancora, i magnifici teli che coprivano i suoi tre sarcofagi, avvolti in sete di broccato con motivi "a nuvola" o  "a fenice". Meraviglioso, infine, lo stendardo funerario della Marchesa, una grande seta a T dove ella stessa nella scena centrale officia il suo funerale, sovrastata da immagini di paradiso e con sotto di lei un inferno che, oltre un disco di giada dove si intrecciano due draghi, non può toccarne l'anima pura.



Da settembre a febbraio Palazzo Venezia offre anche una serie di workshop per chi fosse interessato alle tecniche di conservazione di lacche e sete: questi supporti tanto cedevoli infatti necessitano di una particolare attenzione da parte degli studiosi, e il corredo di Mawangdui rappresenta, appunto, il più grande e meglio conservato esempio di questa tecnica. 



La mostra fa venire voglia, più che di prendere un biglietto aereo, di costruire una macchina del tempo, per essere presenti con chi ha preso parte al ritrovamento, e che rivive grazie ai panel digitali installati in alcune sezioni che riproducono i video degli anni '70 durante la sensazionale scoperta e catalogazione; o di tornare ancora più indietro, e più che al funerale della bellissima Xin Zhui, a quando ella nel fiore degli anni, coperta di sete di broccato, versava il the nelle sue magnifiche lacche, osservando il figlio andare a caccia nelle grandi distese di Changsha.




FOTO: realizzate grazie all'entrata in vigore nel giugno 2014 del "Decreto Franceschini", per maggiori informazioni visitare il sito di Palazzo Venezia

Chiara Mastronardo