domenica 14 dicembre 2014

Felicia Chou, la spokesman NASA tutta taiwanese


Felicia Chou (周馥亞) è il nuovo Direttore della Comunicazione alla NASA.
La donna, 29 anni, studentessa modello, aveva vinto una full-scholarship per il college, volando così da Taiwan sino a New York State, studiano tra le altre a Syracuse. 

Da sempre appassionata alla lingua inglese, da piccola ha affrontato studi bilinguistici affinando poi le sue passioni: addirittura, riportano i genitori, registrava la sua stessa voce per potersi riascoltare in continuazione, metodo fra l'altro consigliassimo nel processo di apprendimento delle lingue. 

Dopo aver frequentato il College americano URSINUS, ha conseguito la laurea in Media Management, affrontando vari lavori sia in America che a Taiwan, per poi inoltrare la richiesta alla NASA.
Il curriculum della Chou è stato subito sbalorditivo, e basta dare un'occhiata ai suoi profili per capire subito quanto questa donna si sia data da fare, non lasciando niente al caso, impegno che alla fine l'ha condotta a dirigere l'ufficio della National Aeronautics and Space Administration. 

Lavorare per il governo non è una passeggiata, ma la Chou ce la sta mettendo tutta, pubblicando online interviste, space-quiz e lanciando una campagna all'hastag: #WeRecycle.



Che la NASA si impegni in questo è una bella notizia, data la situazione in cui verte il nostro piccolo pianeta: il problema dei rifiuti è così grande che molti Paesi cominciano anche a guardare allo Spazio come possibile "soluzione".
Inoltre, che l'Agenzia Governativa tenti di riacquistare un ruolo importante sulla scena, dopo il taglio dei fondi da parte del governo e l'appalto di missioni a compagnie spaziali private - spesso finite in tragedia come il terribile incidente del razzo carico di provviste di qualche settimana fa - fa molto piacere.

A questa donna così intraprendente e piena di vita intanto non possiamo che augurare buona fortuna nel suo lavoro e nella sua carriera, che quando coincidono rendono migliore la vita di tutti. 


Chiara Mastronardo

FONTE: LTN - Liberty Times Net, LinkedIn
FOTO: udn.com, Liberty Times

venerdì 24 ottobre 2014

Il supplizio del legno di sandalo



Guǎn Móyè (管謨業), classe 1955, Shandong, Gaomi. 
Cina.

Il nome dirà poco, ai più, se non si aggiunge qualcos'altro al curriculum: un premio Nobel, quello per la Letteratura, ottenuto nel 2012. Questo altissimo riconoscimento è solo l'ultimo di quelli che Mo Yan (莫言, letteralmente "colui che è senza parola") può vantare nel suo repertorio. 

Con Sorgo Rosso (红高粱家族Mo Yan aveva affascinato milioni di lettori in tutto il mondo, con le sue storie e i suoi racconti raccolto innumerevoli consensi da una parte all'altra del mondo, facendo uscire in modo prorompente dalla Cina continentale una realtà a volte taciuta, quella dell'artista, dello scrittore che pubblica per la patria ma soprattutto per parlare di essa. 
Per la prima volta, nel 1986 - 1988 la pubblicazione integrale in Italia - è possibile ammirare in tutta la sua freschezza e anche con un brivido di crudezza la storia della Cina, vista attraverso gli occhi di diversi personaggi, famiglie, in questo caso clan, legati tra loro da fili sottili di amore, dolore, dedizione, onore. Sullo sfondo, la nascita della Cina moderna.
Non è un caso quindi, che persino il film tratto dalla prima parte del libro abbia vinto l'Orso d'Oro a Berlino - con un regista di eccezione dietro la cinepresa, Zhāng Yìmóu (張藝謀).

Nel 2012 Mo Yan torna a parlare del suo paese, stavolta attraverso un'opera epica, sofferta, che si addentra come un coltello nella società rurale di Gaomi, non a caso suo paese natale, dando sfogo alle preoccupazioni e alle serpeggianti rivalità politiche di uno Stato che per la prima volta si trova a fronteggiare lo straniero: i Tedeschi. 
Il paesaggio che cambia per colpa della costruzione di una ferrovia degli europei è infatti alla base delle vicende di Sun Bing, eroe per caso, martire per scelta. 
Questo attore dell'opera dei gatti -  stile peculiare delle compagnie teatrali della Cina dell'800 - con una barba da fari invidia perfino al giovane Magistrato della zona, perde tutto per colpa di un manipolo di militari tedeschi, innescando una catena di eventi che lo porterà in ginocchio davanti il Boia di corte, la "Nonna" Zhao Jia. 

Il rapporto tra questi due personaggi, che si ritrovano l'uno davanti all'altro solo nelle pagine finali del racconto, sembra diventare un nodo inestricabile man mano che la lettura procede tra analessi e prolessi, senza un apparente ordine cronologico, almeno fino ai capitoli dove il supplizio a cui è stato condannato Sun Bing verrà messo in atto. 
La storia del Ministero delle Punizioni e della politica Imperiale si fonde con l'interpretazioni delle leggi da parte del popolo, o della sofferenza di quest'ultimo per le applicazioni che la classe dirigente ne fa.
I punti di vista dei personaggi sono resi con crudezza e realtà mimetiche, senza un evidente podio da assegnare: nella gara della vita, Sun Bing dovrebbe essere un perdente, eppure lui e Zhao Jia seppur nemici, rappresentano l'Arte in tutte le sue forme, arte che per uno risiede nel canto, mentre per l'altro nel dare la morte soddisfacendo così le pretese della borghesia. 

Il personaggio di Sun Bing muove a simpatia per la cura con cui tratta la sua barba, per l'importanza che dà al suo lavoro - anche se gli ha allontanato moglie e figlia - e il dolore con cui affronta la perdita della sua seconda moglie e del figlio. L'atto die tedeschi verrà punito con inaudita crudeltà, ma a farne le spese sarà proprio Sun Bing, andato in cerca di vendetta e poi coinvolto nelle ribellioni dei Boxer che lo porteranno all'inevitabile incontro con Zhao Jia. 

La Nonna, dal canto suo, aveva rinunciato da tempo al suo compito di morte.
Sì, perché diventare "Nonna" nel gergo dei boia del Ministero delle Punizioni significa essere la più alta carica della legge, subito sotto l'Imperatrice e l?imperatore: l'onore più grande,portare la legge laddove viene richiesta. E Zhao Jia era unico e perfetto nel suo compito, portato sempre a termine con onore e dedizione. Un vero e proprio Credo il suo, riconosciuto persino dalla Regina Madre.
Ritiratosi a vita privata, anziano, ospitato dai monaci, Zhao Jia viene richiamato dalla Casa Reale per un ultimo compito: l'esecuzione del ribelle Sun Bing, nel distretto di Gaomi. 

Questo porterà il Boia ad incontrarsi con la Figlioccia del Magistrato, moglie di suo figlio che ormai aveva dimenticato, lasciato indietro. Moglie, Mei Niang, che non è nient'altro che la primogenita di Sun Bing. Boia e Attore così dovranno inscenare "il capolavoro della propria vita e della propria morte", come è scritto sull'edizione Einaudi (collana ET gli Struzzi), in un continuo vortice di vita e morte che li porterà all'ingresso della Cina nell'epoca moderna. 

Chiara Mastronardo

venerdì 26 settembre 2014

Catalyzing Action





Era dal 2009 che i leader mondiali non si riunivano in un così grande summit per affrontare il tema dell'inquinamento e surriscaldamento globali.
Messa in questi termini, l'incontro tenutosi alle Nazioni Unite, con interventi di primi ministri e famosi ambasciatori UN, assume proporzioni importantissime e da non sottovalutare: perché troppo spesso al termine "globale" ci si gira dall'altra parte, magari con un'alzata di spalle - perché cosa è "globale"? Il mondo "è piccolo".

Ed è in questo mondo sempre più piccolo che tutti devono rimboccarsi le mani, come invita il Segretario Generale Ban Ki-moon, a partire dalle grandi nazioni. 
Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama è tra i primi ad apparire al summit, con un interlocutore d'eccezione: la Cina.

Il Vice-Premier cinese Zhang Gaoli infatti ha partecipato al summit rappresentando il suo paese e facendo sapere quando la Cina sia impegnata a diminuire le proprie emissioni entro il 2020.
Il Paese infatti basa buona parte della propria produzione industriale su energie fossili, come carbone e petrolio. Il carbone ricopre una grande fetta dello spettro di risorse impiegate, dato che la Cina presenta sul suo vastissimo territorio molti luoghi da cui estrarlo - e quindi molte miniere, con tutto ciò che questo comporta. 

Le responsabilità si USA e Cina quindi, secondo Obama, sono quelle di condurre sulla giusta via le altre nazioni, dato il ruolo prominente che questi due paesi ricoprono nell'economia globale.
E di nuovo "globale", di nuovo questo mondo così piccolo che deve rimboccarsi le mani, e ripulirsi un po'. 

Zhang Gaoli conferma che la Cina si impegna a ridurre le proprie emissioni di carbone del 45% per unità (rispetto ai dati del 2005): sfida non da poco, per il paese con uno tra i più alti tassi di crescita anche in periodo di crisi economica. 

Questo incontro storico, per quanto il premier Xi Jinping fosse assente, è il primo in cui la Cina si impegna davanti ad altri leader a prendere provvedimenti nell'ambito del tema del surriscaldamento globale. 

Questo enorme problema, che è stato visto dalla maggior parte delle popolazioni finora come "fiction", come riferisce uno degli ambasciatori UN, necessita di essere affrontato, e il summit appare come la più grande movimentazione di massa per dare finalmente una svolta a tanti atteggiamenti sbagliati assunti, nel grande, dalle nazioni, nel piccolo da ognuno di noi, con i propri sprechi e i propri capricci. Perché il mondo è "globale", la terra è una, ed è la casa di tutti: proteggerla per i propri fratelli, la propria "grande famiglia", è il minino che si possa fare. 

Chiara Mastronardo

Fonte: BBC News Asia
Foto: BBC News World

giovedì 17 luglio 2014

Roma - Mawangdui A/R



Roma città d'arte, Roma che d'estate si illumina con le sue decine di manifestazioni, Roma che va incontro ai gusti di tutti, e che soprattutto si tinge di rosso: il rosso degli spritz sul Tevere, il rosso dei fuochi d'artificio a Castel Sant'Angelo, il rosso dei tramonti di Turner (in mostra a Palazzo Sciarra, assieme ad opere di Hogarth e Reynolds) e il rosso più scarlatto di tutti, quello delle magnifiche lacche cinesi di Mawangdui, esposte al pubblico per la prima volta a Palazzo Venezia.

Fino al 16 febbraio turisti e abitanti capitolini potranno avere questa unica occasione di conoscere la famiglia di Li Cang, il primo ministro dello stato di Changsha.
La mostra "Le leggendarie tombe di Mawangdui - arte e vita nella Cina del II secolo a.C." infatti ripercorre i passi della famiglia del primo ministro partendo dai reperti del più grande scavo funebre dai tempi della scoperta della tomba di Tutankhamon. 
Fiore all'occhiello dello Hunan Museum di Changsha, i reperti esposti nelle otto sezioni della mostra seguono l'evoluzione di buon gusto ed estetica tipici dell'epoca degli Han Occidentali, cercando attraverso pannelli integrativi realizzati in tre lingue (italiano, inglese e cinese semplificato) e panel espositivi digitali sottotitolati, di descrivere quella che è stata la sorpresa del ritrovamento negli anni '70, il lavoro dietro lo scavo e la restituzione alla bellezza delle lacche che accompagnavano il corredo di Xin Zhui, moglie del primo ministro. 



Il ritrovamento della tomba fu fortuito: durante uno scavo un fuoco fatuo sorprese gli operai, che vennero guidati alla scoperta poi portata avanti da più che responsabili archeologi. 
Vennero ritrovate lacche perfettamente conservate, sete di finissima qualità, e per la prima volta si poterono toccare con mano testi iscritti su listarelle di bambù: prima del ritrovamento a Mawangdui infatti questa tecnica era conosciuta dagli studiosi, ma nessuno aveva mai potuto ritrovare reperti integri da esporre, a causa della natura del supporto. 

La tomba di Mawangui è anche un capolavoro di tecniche edili: di forma conica, profonda sedici metri, era sovrastata da un tumulo di quattro metri e mezzo. Per conservare al meglio La Marchesa, come veniva chiamata Xin Zhui, il tumulo fu poi coperto di terra pressata, isolando così i ben tre sarcofagi, adagiati in uno strato di carbone vegetale e argilla bianca, che custodivano il corpo (l'ultimo di questi pieno addirittura di un liquido battericida che ha conservato La Marchesa fino al ritrovamento in condizioni straordinariamente soffici).



Anche se la mummia, così unica nel suo genere da creare il termine archeologico "ritrovamento di stile Mawangdui", non è esposta, la mostra offre un percorso intenso attraverso gli usi e costumi della regione di Changsha ai tempi degli Han Occidentali: il corredo della famiglia di Li Cang è stato infatti conservato in maniera eccezionale, tanto che gli archeologi sono stati in grado di ritrovare il cibo che era stato seppellito con i defunti. 

Il corredo personale di Xin Zhui rappresenta il più squisito dei corredi femminili: le sete istoriate, i trattati di salute e scienza (interessantissimo quello sulla forma e velocità delle comete), e la magnifica veste di seta di soli 38 grammi, che arriva a pesarne 25 se privata dei polsini.
Oppure, ancora, i magnifici teli che coprivano i suoi tre sarcofagi, avvolti in sete di broccato con motivi "a nuvola" o  "a fenice". Meraviglioso, infine, lo stendardo funerario della Marchesa, una grande seta a T dove ella stessa nella scena centrale officia il suo funerale, sovrastata da immagini di paradiso e con sotto di lei un inferno che, oltre un disco di giada dove si intrecciano due draghi, non può toccarne l'anima pura.



Da settembre a febbraio Palazzo Venezia offre anche una serie di workshop per chi fosse interessato alle tecniche di conservazione di lacche e sete: questi supporti tanto cedevoli infatti necessitano di una particolare attenzione da parte degli studiosi, e il corredo di Mawangdui rappresenta, appunto, il più grande e meglio conservato esempio di questa tecnica. 



La mostra fa venire voglia, più che di prendere un biglietto aereo, di costruire una macchina del tempo, per essere presenti con chi ha preso parte al ritrovamento, e che rivive grazie ai panel digitali installati in alcune sezioni che riproducono i video degli anni '70 durante la sensazionale scoperta e catalogazione; o di tornare ancora più indietro, e più che al funerale della bellissima Xin Zhui, a quando ella nel fiore degli anni, coperta di sete di broccato, versava il the nelle sue magnifiche lacche, osservando il figlio andare a caccia nelle grandi distese di Changsha.




FOTO: realizzate grazie all'entrata in vigore nel giugno 2014 del "Decreto Franceschini", per maggiori informazioni visitare il sito di Palazzo Venezia

Chiara Mastronardo

mercoledì 16 aprile 2014

You... Bike?





Se negli ultimi tempi l'inquinamento in Asia sta diventando il principale argomento di discussione nei grandi saloni della politica mondiale, si può dire che nel suo piccolo Taiwan sta svolgendo la sua parte.

Oltre ad un eccellente sistema di trasporto pubblico che comprende metro, autobus e addirittura funivie, da qualche anno ha fatto il suo ingresso in società il servizio "YouBike(;".

YouBike permette a tutti, taiwanesi e turisti, di usufruire di migliaia di biciclette sparse per tutta la città in punti spesso vicini ai mezzi. Inutile dire che questa iniziativa sia du un successo clamoroso: l'oriente è famoso per i mezzi a due ruote, parole come "Cina" e "Asia" evocano momenti passati, che spesso comprendono fantasie di corse in risciò nella notte, le luci dei mercati notturni ad illuminare la strada.

Le biciclette in affitto sono una gran trovata per questa città, il cui servizio è reso più fruibile da app per telefono e "Kiosk", ovvero terminali elettronici che si trovano in tutti i parcheggi e in cui si può interrogare la propria card proprio come ad un bancomat: controllare quante volte si è presa una bici e dove, verificare il saldo e via dicendo.

A rendere il tutto ancora più appetibile, specialmente per un residente straniero, non è solo la facilità, ma la comodità di utilizzare questo mezzo sulle brevi distanze: la prima mezz'ora è, infatti, gratis. I prezzi scattano dopo i 30 minuti, e sono comunque molto economici. 
Una volta imparate le ore di punta delle stazioni che si utilizzano più spesso, e affiancati dalla app che mostra in tempo reale quali sono i punti con i posti liberi per parcheggiare la propria bici, esplorare Taipei con nuovi occhi diventa un gioco da ragazzi.

Molti stranieri si sono già iscritti al servizio, e quasi ogni abitante ha un proprio account. Spostarsi diventa facile, ricordando sempre che non essendo più un pedone le regole della strada vanno rispettate, ancora con più attenzione: la bici non è la propria, ci sono molti ciclisti fra cui tanti bambini e quindi a loro va un occhio di riguardo, oltre che un sorriso quando li si supera.

A Taipei WeBike. And You?


FOTO: pr.ntnu.edu.tw

Chiara Mastronardo da Taiwan, Taipei