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venerdì 24 ottobre 2014

Il supplizio del legno di sandalo



Guǎn Móyè (管謨業), classe 1955, Shandong, Gaomi. 
Cina.

Il nome dirà poco, ai più, se non si aggiunge qualcos'altro al curriculum: un premio Nobel, quello per la Letteratura, ottenuto nel 2012. Questo altissimo riconoscimento è solo l'ultimo di quelli che Mo Yan (莫言, letteralmente "colui che è senza parola") può vantare nel suo repertorio. 

Con Sorgo Rosso (红高粱家族Mo Yan aveva affascinato milioni di lettori in tutto il mondo, con le sue storie e i suoi racconti raccolto innumerevoli consensi da una parte all'altra del mondo, facendo uscire in modo prorompente dalla Cina continentale una realtà a volte taciuta, quella dell'artista, dello scrittore che pubblica per la patria ma soprattutto per parlare di essa. 
Per la prima volta, nel 1986 - 1988 la pubblicazione integrale in Italia - è possibile ammirare in tutta la sua freschezza e anche con un brivido di crudezza la storia della Cina, vista attraverso gli occhi di diversi personaggi, famiglie, in questo caso clan, legati tra loro da fili sottili di amore, dolore, dedizione, onore. Sullo sfondo, la nascita della Cina moderna.
Non è un caso quindi, che persino il film tratto dalla prima parte del libro abbia vinto l'Orso d'Oro a Berlino - con un regista di eccezione dietro la cinepresa, Zhāng Yìmóu (張藝謀).

Nel 2012 Mo Yan torna a parlare del suo paese, stavolta attraverso un'opera epica, sofferta, che si addentra come un coltello nella società rurale di Gaomi, non a caso suo paese natale, dando sfogo alle preoccupazioni e alle serpeggianti rivalità politiche di uno Stato che per la prima volta si trova a fronteggiare lo straniero: i Tedeschi. 
Il paesaggio che cambia per colpa della costruzione di una ferrovia degli europei è infatti alla base delle vicende di Sun Bing, eroe per caso, martire per scelta. 
Questo attore dell'opera dei gatti -  stile peculiare delle compagnie teatrali della Cina dell'800 - con una barba da fari invidia perfino al giovane Magistrato della zona, perde tutto per colpa di un manipolo di militari tedeschi, innescando una catena di eventi che lo porterà in ginocchio davanti il Boia di corte, la "Nonna" Zhao Jia. 

Il rapporto tra questi due personaggi, che si ritrovano l'uno davanti all'altro solo nelle pagine finali del racconto, sembra diventare un nodo inestricabile man mano che la lettura procede tra analessi e prolessi, senza un apparente ordine cronologico, almeno fino ai capitoli dove il supplizio a cui è stato condannato Sun Bing verrà messo in atto. 
La storia del Ministero delle Punizioni e della politica Imperiale si fonde con l'interpretazioni delle leggi da parte del popolo, o della sofferenza di quest'ultimo per le applicazioni che la classe dirigente ne fa.
I punti di vista dei personaggi sono resi con crudezza e realtà mimetiche, senza un evidente podio da assegnare: nella gara della vita, Sun Bing dovrebbe essere un perdente, eppure lui e Zhao Jia seppur nemici, rappresentano l'Arte in tutte le sue forme, arte che per uno risiede nel canto, mentre per l'altro nel dare la morte soddisfacendo così le pretese della borghesia. 

Il personaggio di Sun Bing muove a simpatia per la cura con cui tratta la sua barba, per l'importanza che dà al suo lavoro - anche se gli ha allontanato moglie e figlia - e il dolore con cui affronta la perdita della sua seconda moglie e del figlio. L'atto die tedeschi verrà punito con inaudita crudeltà, ma a farne le spese sarà proprio Sun Bing, andato in cerca di vendetta e poi coinvolto nelle ribellioni dei Boxer che lo porteranno all'inevitabile incontro con Zhao Jia. 

La Nonna, dal canto suo, aveva rinunciato da tempo al suo compito di morte.
Sì, perché diventare "Nonna" nel gergo dei boia del Ministero delle Punizioni significa essere la più alta carica della legge, subito sotto l'Imperatrice e l?imperatore: l'onore più grande,portare la legge laddove viene richiesta. E Zhao Jia era unico e perfetto nel suo compito, portato sempre a termine con onore e dedizione. Un vero e proprio Credo il suo, riconosciuto persino dalla Regina Madre.
Ritiratosi a vita privata, anziano, ospitato dai monaci, Zhao Jia viene richiamato dalla Casa Reale per un ultimo compito: l'esecuzione del ribelle Sun Bing, nel distretto di Gaomi. 

Questo porterà il Boia ad incontrarsi con la Figlioccia del Magistrato, moglie di suo figlio che ormai aveva dimenticato, lasciato indietro. Moglie, Mei Niang, che non è nient'altro che la primogenita di Sun Bing. Boia e Attore così dovranno inscenare "il capolavoro della propria vita e della propria morte", come è scritto sull'edizione Einaudi (collana ET gli Struzzi), in un continuo vortice di vita e morte che li porterà all'ingresso della Cina nell'epoca moderna. 

Chiara Mastronardo

giovedì 7 marzo 2013

Sherlock a Shanghai



Trama


Nella Cina repubblicana degli anni venti, a Shanghai si svolgono le indagini di Huo Sang, un investigatore privato che, assieme al suo assistente Bao Liang, distica e risolve i casi più intricati.
Una figura determinata e decisa che, protagonista dei sette racconti polizieschi descritti nel libro, si muove in una Shanghai in mutamento, testimone di crimini e di ingiustizie, ma, allo stesso tempo, luminosa di ricchezza e modernità.

In un periodo in cui sono in atto drastici cambiamenti culturali e politici prodotti dal confluire di idee e valori stranieri che influenzarono soprattutto le grandi aree urbane, si presenta così il paesaggio che fa da sfondo alle vicende di Huo Sang, lo Sherlock Holmes cinese, icona della nuova narrativa poliziesca in Cina.

Biografia

Cheng Xiaoqing nasce nella vecchia Shanghai nel 1893, ed è il più famoso autore di detective stories cinesi della prima metà del Novecento.

Ebbe un'infanzia molto povera, dovette abbandonare presto gli studi e, all'età di sedici anni, fu assunto in una fabbrica di orologi. Iniziò così a leggere molto ed a scrivere; pubblicò due novelle i cui guadagni gli permisero di iscriversi ad un corso di lingua inglese presso l'YMCA di Shanghai.
Nel 1915, Cheng accettò l'incarico di insegnante di dialetto Wu, o Shanghaiese, e continuò a studiare. La sua padronanza dell'inglese migliorò al punto di consentirgli una stretta collaborazione con Sir Arthur Conan Doyle per la traduzione in cinese classico dei suoi racconti.
Il lavoro di traduzione migliorò anche il suo impegno creativo, e così iniziò a comporre proprie opere letterarie, la prima delle quali fu “La Rondine della Cina meridionale” nel 1919.

Gli anni che Cheng Xiaoqing dedica alla traduzione di Sherlock Holmes hanno certamente influenzato le idee e lo stile che lo scrittore cinese fonda nelle sue opere tanto innovative per la letteratura del suo Paese.
E' possibile quasi tracciare un parallelo tra la Londra di fine Ottocento e la Shanghai degli anni '20, tra Huo Sang e Bao Lang e Sherlock Holmes e Jonh Hamish Watson, tra il loro appartamento in Aiwen Road piuttosto che in Baker Street.
Cheng parla di una Cina che sta cambiando, una Cina che vive la nascente Repubblica, animata dal fiorire di ideali e riforme, come di critiche e fallimenti. 
Una realtà che sposta l'attenzione della narrativa che, allontanandosi dalla tradizione, ritrova il piacere dell'intrattenimento.
La narrativa, infatti, divenne un mezzo naturale per accogliere le incursioni culturali dall'Occidente, si fece portatrice del “rinnovamento” tanto sperato dai riformatori cinesi del tempo.
Attraverso l'esempio di Shanghai, Cheng mostra il passaggio dal vecchio, dall'immobile, dal decadente al nuovo, al dinamico, al moderno.
Egli è un autore occidentalizzante, che accolse l'innovazione senza mai rifiutare il suo passato o trascurare le difficoltà del suo Paese.
Cheng Xiaoqing faceva parte di quegli scrittori di narrativa di evasione che era nota con il dispregiativo di “racconti del sabato”, ed erano considerati inferiori alla narrativa di autori dagli scritti politici, ma tutto ciò non fermò la voglia di Cheng di raccontare, di suggerire sguardi critici, di mostrare come, migliorando sé stessi, si migliora il proprio Paese.

Federica Agnese

mercoledì 24 novembre 2010

Balzac e la piccola sarta cinese

BALZAC E LA PICCOLA SARTA CINESE
 Balzac e la piccola sarta cinese è il primo romanzo scritto da Dai Sijie, pubblicato in Francia nel 2000.



La storia è ambientata sulla montagna Phoenix, nella provincia del Sichuan, dove due ragazzi di città sono mandati in rieducazione per conoscere la dura vita dei contadini.
Sono gli anni della Rivoluzione Culturale, basata sulla mobilitazione di giovani ed universitari costretti ad autocritica e dimissioni, ed a periodi di rieducazione presso i villaggi contadini più sperduti.
Il narratore è un ragazzo di diciassette anni molto riservato, figlio di due “nemici del popolo”, che esce fuori dalla sua timidezza solo grazie all'aiuto del suo violino, che gli permette di distaccarsi dal mondo intorno ed alleviare le preoccupazioni. Il suo migliore amico si chiama Luo, figlio di un dentista che osò criticare Mao Tse Tung dopo avergli curato i denti, e perciò anch'egli definito “nemico del popolo”. I due giovani affrontano con fatica i pesanti incarichi che sono loro affidati: lavorano nelle miniere e nelle risaie sotto il sole cocente, trattati come “marmocchi di ricchi” e relegati in una piccola stanza sopra un porcile. A cambiare le loro vite sarà l'incontro con la figlia del sarto, “la più bella della montagna”, una giovane ragazza non istruita della quale entrambi di innamoreranno. Un giorno i due ragazzi scoprono nella stanza di un loro amico, chiamato Quattrocchi, una valigia piena di libri proibiti che susciteranno loro di nuovo la voglia di leggere, di sognare, di sperare. Consapevole del redimibile potere della grande letteratura, Luo giurerà di “trasformare la piccola sarta” attraverso la lettura, donandole una nuova visione della vita. Da semplice contadina, la piccola sarta, si fa desiderosa di conoscere il mondo, e si lascierà alle spalle il passato, perchè Balzac le ha fatto capire che “la bellezza di una donna è un tesoro inestimabile”.









Dai Sijie nasce a Chengdu, in Cina, nel 1954. Dal 1971 al 1974 viene spedito nella provincia del Sichuan in un campo di rieducazione, al ritorno dal quale potè concludere i suoi studi universitari di storia dell'arte.
Nel 1984 vinse una borsa di studio in Francia, dove tutt'oggi vive.
E' uno scrittore e regista affermato che, con Balzac e la piccola sarta cinese, ha venduto, solo in Francia, oltre duecentomila copie.


Dai Sijie conobbe la fine della Rivoluzione Culturale, quando la rivolta era meno violenta e la vita nelle montagne era “più assurda che crudele”, come afferma l'autore stesso. 
La vera rivoluzione la vissero i suoi genitori, la loro fu una storia lunga e dolorosa, iniziata nel 1966 e destinata a durare, successivamente, fino al 1976.


La sofferta sopravvivenza di Dai Sijie è raccontata e romanzata in questo suo primo romanzo, una storia della quale fu più testimone che protagonista: fu un suo amico a trovare i romanzi rubati e a raccontarli ad una contadina, che nel testo diventa la piccola sarta. La ragazza realmente si trasformò, ma il suo viaggio sarà una scelta lenta e tormentata, che la porterà più volte a tornare sui suoi passi. 
Sono simili alla realtà anche i genitori dei due protagonisti, definiti “nemici del popolo”, ma, come ricorda ironicamente lo scrittore, “il 5% dei cinesi erano nemici del popolo ed il 95% erano rivoluzionari – noi siamo stati fortunati, eravamo in quel 5%”.
La Rivoluzione Culturale scoppiò negli anni tra il 65 ed il 69, quando Mao Tse Tung si pose come obiettivo quello di conquistare il potere ed eliminare i suoi avversari politici. Nel giro di poco tempo intraprese un'offensiva scatenata dapprima contro gli ambienti letterari della capitale, poi contro le scuole e l'università, per poi degenerare in attacchi contro i simboli del passato, colpevoli di essere interpreti di una vecchia tradizione che ormai si configurava apertamente in contraddizione con la nuova generazione.Iniziò così la prima fase di mobilitazione “volontaria” di gruppi di giovani che si trasferirono nelle campagne per rieducarsi attraverso il contatto con le masse.Furono esperienze forti, che caratterizzano la generazione di artisti che oggi sono importanti in molti campi umanistici e scientifici.Come ricorda Dai Sijie, “anche nel campo dell'arte, scrittori, pittori, musicisti, tutti gli artisti famosi sono stati rieducati e non è un caso”.

Federica Agnese

Sherlock a Shanghai

CHENG XIAOQING
SHERLOCK A SHAN

Nella Cina repubblicana degli anni venti, a Shanghai si svolgono le indagini di Huo Sang, un investigatore privato che, assieme al suo assistente Bao Liang, distica e risolve i casi più intricati.
Una figura determinata e decisa che, protagonista dei sette racconti polizieschi descritti nel libro, si muove in una Shanghai in mutamento, testimone di crimini e di ingiustizie, ma, allo stesso tempo, luminosa di ricchezza e modernità.
In un periodo in cui sono in atto drastici cambiamenti culturali e politici prodotti dal confluire di idee e valori stranieri che influenzarono soprattutto le grandi aree urbane, si presenta così il paesaggio che fa da sfondo alle vicende di Huo Sang, lo Sherlock Holmes cinese, icona della nuova narrativa poliziesca in Cina.

Biografia
Cheng Xiaoqing nasce nella vecchia Shanghai nel 1893, ed è il più famoso autore di detective stories cinesi della prima metà del Novecento.
Ebbe un'infanzia molto povera, dovette abbandonare presto gli studi e, all'età di sedici anni, fu assunto in una fabbrica di orologi. Iniziò così a leggere molto ed a scrivere; pubblicò due novelle i cui guadagni gli permisero di iscriversi ad un corso di lingua inglese presso l'YMCA di Shanghai.
Nel 1915, Cheng accettò l'incarico di insegnante di dialetto Wu, o Shanghaiese, e continuò a studiare. La sua padronanza dell'inglese migliorò al punto di consentirgli una stretta collaborazione con Sir Arthur Conan Doyle per la traduzione in cinese classico dei suoi racconti.
Il lavoro di traduzione migliorò anche il suo impegno creativo, e così iniziò a comporre proprie opere letterarie, la prima delle quali fu “La Rondine della Cina meridionale” nel 1919.


Gli anni che Cheng Xiaoqing dedica alla traduzione di Sherlock Holmes hanno certamente influenzato le idee e lo stile che lo scrittore cinese fonda nelle sue opere tanto innovative per la letteratura del suo Paese.
E' possibile quasi tracciare un parallelo tra la Londra di fine Ottocento e la Shanghai degli anni '20, tra Huo Sang e Bao Lang e Sherlock Holmes e Jonh Hamish Watson, tra il loro appartamento in Aiwen Road piuttosto che in Baker Street.
Cheng parla di una Cina che sta cambiando, una Cina che vive la nascente Repubblica, animata dal fiorire di ideali e riforme, come di critiche e fallimenti.
Una realtà che sposta l'attenzione della narrativa che, allontanandosi dalla tradizione, ritrova il piacere dell'intrattenimento.
La narrativa, infatti, divenne un mezzo naturale per accogliere le incursioni culturali dall'Occidente, si fece portatrice del “rinnovamento” tanto sperato dai riformatori cinesi del tempo.
Attraverso l'esempio di Shanghai, Cheng mostra il passaggio dal vecchio, dall'immobile, dal decadente al nuovo, al dinamico, al moderno.
Egli è un autore occidentalizzante, che accolse l'innovazione senza mai rifiutare il suo passato o trascurare le difficoltà del suo Paese.
Cheng Xiaoqing faceva parte di quegli scrittori di narrativa di evasione che era nota con il dispregiativo di “racconti del sabato”, ed erano considerati inferiori alla narrativa di autori dagli scritti politici, ma tutto ciò non fermò la voglia di Cheng di raccontare, di suggerire sguardi critici, di mostrare come, migliorando sé stessi, si migliora il proprio Paese.

Federica Agnese