giovedì 27 giugno 2013

È morto mons. Aloysius Jin Luxian, vescovo ufficiale di Shanghai

La vita
La Cina ha subito una dura perdita con la morte di una delle più importanti personalità della Chiesa cinese, mons. Jin. Vescovo ufficiale di Shanghai è morto il 27 aprile all’età di 97 anni dopo una lunga malattia.
Fu una personalità molto controversa accusato per anni di troppo patriottismo e di collusioni con il potere. Pochi anni fa si era riconciliato con la Santa Sede che lo aveva ordinato vescovo “ausiliare”, lasciando il posto di vescovo ordinario a mons. Giuseppe Fan Zhongliang.
Quella di mons. Jin è stata una vita controversa e travagliata. Da giovane frequentò collegi religiosi di suore e di gesuiti e a 22 anni prese parte alla Compagnia di Gesù. Quel periodo fu per la Cina un periodo di forti sconvolgimenti con la caduta dell’Impero e la nascita di una fragile Repubblica e di una Chiesa che iniziava a ordinare vescovi e sacerdoti di nazionalità cinese.
L’ascesa di Mao Zedong nel 1949 però, fu un momento critico. Questi infatti voleva un riscatto della Cina sul mondo intero e bollava la Chiesa e il papa come “cani randagi del capitalismo americano”. Mons. Jin si trovava dunque diviso tra la propria fede e la propria patria.
Nel frattempo mons. Jin completò la propria formazione in Francia e a Roma e torno in Cina solo nel 1951. Fu allora che insieme a mons. Gong e  altre centinaia di sacerdoti e laici fu arrestato e tenuto per 5 anni in isolamento. Venne poi nel 1960 condannato a 18 anni di carcere e mons. Gong fu condannato all’ergastolo (Viene rilasciato dopo 33 anni e muore nel 2000 esule negli Stati Uniti).
Fu allora che venne accusato di “collaborazione” con il regime, sebbene non ci siano mai state prove.
Nel 1972 viene rilasciato con la semilibertà e diviene definitivamente libero nel 1982. Viene scelto per aprire il seminario di Sheshan e diviene vescovo ausiliare di Shangai nel 1985 senza il mandato pontificio. Il vescovo patriottico è invece mons. Aloysius Zhang Jiashu, mentre mons. Gong rimane in carcere.
Nel 1988 diviene ufficialmente vescovo di Shangai e si dedica ad una fantastica opera di rinnovamento: restauro di edifici religiosi, rafforzamento di seminaristi e pubblicazioni in cinese. Inoltre grazie ai suoi buoni rapporti con il partito ottiene la libertà di nominare il papa nel canone della messa e di utilizzare libri liturgici in cinese che il governo proibiva perché segno di obbidienza alla Chiesa di Roma.
Mons. Jin tuttavia rimane un vescovo patriottico. Nel 2005 però si riconcilia con la Santa Sede, che stabilisce che il mons. Fan sia il vescovo ordinario e che mons. Jin sia il vescovo ausiliare. Inoltre il Vaticano chiede a entrambi di scegliere un successore che trovano in mons. Giuseppe Xing Wenzhi, che però per cause ancora sconosciute dà le dimissioni nel 2012. Lo scorso 7 luglio è stato nominato successore il vescovo Taddeo Ma Daqin.
I funerali
In occasione della morte di mons. Jin si sono svolti due diversi funerali, uno religioso ed uno civile. Il funerale religioso di è tenuto il 29 di aprile nella cattedrale di Sant’ Ignazio nel quartiere Xujiahui ed è stata presieduta da Wu Jianlin, un sacerdote.
Hanno partecipato alla cerimonia migliaia di fedeli, il mons. Jin era molto amato nonostante sia stato un vescovo “patriottico”. Pur non avendo mai avuto una netta contrapposizione con il governo, ha portato rinnovamento nella Chiesa di Shangai e dell’intera Cina.
Avrebbe però dovuto presiedere la cerimonia il successore nominato da Jin mons. Ma, che però ha deciso di uscire dall’Associazione patriottica (che gestisce in toto la religione) ed è quindi stato arrestato e confinato in isolamento nel seminario di Sheshan.
I funerali civili si sono svolti invece il 2 maggio a Longhua nella sala per i funerali. Si sono radunati le autorità del governo, più di 100 sacerdoti e duemila fedeli. Anche la Santa Sede è intervenuta ma non sappiamo ancora precisamente il messaggio.
Nemmeno alla cerimonia civile  è potuto essere presente il mons. Ma Daqin.
Il consiglio dei vescovi ufficiale su pressione dell’ Associazione patriottica ha deciso di strappare il titolo a mons. Ma, anche se non ha l ‘autorità per farlo e la Santa Sede non riconosce tale decisione. La condizione della Chiesa di Shanghai rimane quindi critica, senza una guida.
La libertà di culto è per i paesi occidentali un qualcosa di imprescindibile e scontato però al giorno d’oggi per molti paesi non è ancora così purtroppo.
Martina Maruna

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