domenica 23 marzo 2014
Panda-monio
Succede che spesso qualche artista abbia a cuore più di altri un particolare tema: la salute, l'ambiente, gli animali. Succede in Europa, come succede in Asia.
E quando Asia ed Europa si incontrano, bisogna fare il nome dell'artista francese Paulo Grangeon, che ha realizzato un'installazione di 1600 Panda di cartapesta per sensibilizzare il mondo sull'argomento "specie in via di estinzione".
Taiwan è la prima tappa asiatica del Tour, che è veramente mondiale: Berlino e Parigi sono solo alcune delle capitali europee che hanno ospitato i Panda di Paulo finora, e Taipei appare come una vetrina internazionale per la prima volta da molto tempo.
Proprio per Taipei, che si è vestita a festa durante il Pandas World Tour, l'artista Grangeon ha realizzato 200 ulteriori opere, che vanno a sommarsi ai 1600 Panda rappresentati: i nuovi amici servono per esporre come specie in estinzione anche l'autoctono Formosan Black Bear, una specie di orso che vive solo a Taiwan, e che purtroppo rischia anch'esso l'estinzione.
Il Tour, diviso in due tappe, è arrivato al Taipei City Hall per poi spostarsi a marzo al Chang Kai Shek Memorial Hall, e accogliere così ancora più taiwanesi - e ancora più turisti. Le autorità sono contente della calorosa accoglienza riservata all'evento, e in particolar modo si augurano di alzare così il livello d'attenzione per quanto riguarda le specie in via di estinzione.
Inoltre, Taipei in questo modo si pone come città verde, in un continente, quello asiatico, dove l'essere "green" non è poi così di moda, e l'ecologia è costretta in un angolo dalle grandi industrie della Tigre Asiatica.
In un luogo dove si preferisce l'MRT alla macchina, la bicicletta al motorino, passeggiare e ritrovarsi nel centro della città con mille piccoli panda a fissarti fa anche riflettere su quanto e come ognuno di noi può migliorare sempre il suo stile di vita, in favore anche di quegli animali che dall'uomo sono stati costretti nelle riserve, quando non sterminati per la loro rarità. Un affettuoso pensiero va a loro e agli orsi di Formosa creati ad hoc per questo Pandamonio.
Chiara Mastronardo e Martina Maruna da Taiwan, Taipei
venerdì 28 febbraio 2014
Doctor WHO
La World Health Organization (WHO) ha cominciato a guardare Pechino con aria sempre più sospettosa. Nella settimana appena trascorsa infatti, la coltre nebbiosa che ormai da anni aleggia sopra la città ha raggiunto livelli sempre più densi, così densi da attrarre l'occhio della WHO.
Nella Cina settentrionale pare che i livelli di smog abbiano raggiunto cifre che si aggirano intorno a 10 volte il livello consentito dagli accordi internazionali.
Mentre il rappresentante dell'Organizzazione in Cina ammette come l'inquinamento sul territorio si stia facendo sempre più opprimente, fra la popolazione il paragone di Pechino come un'enorme "sala fumatori" prende sempre più piede, lasciando sconcertati turisti e giornalisti.
Addirittura, WHO consiglia di non uscire per fare jogging o alcun tipo di sport.
Ciononostante, la Cina non si ferma, iniziato il Nuovo Anno il Cavallo galoppa sempre più veloce per stare al passo con l'economia mondiale (ricordiamo come la RPC sia tra le prime potenze mondiali, tanto da essersi potuta permettere di comprare il debito USA).
Alcuni, argomentano che sia proprio questo il motivo di tanto inquinamento, a discapito poi dei lavoratori e della popolazione che abita quelle regioni.
Il Governo si sta però impegnando con milioni di dollari in una campagna anti-smog.
Se i grattacieli di Pechino restano quindi misteriosi e nascosti da aria grigia, Shanghai chiude le sue autostrade nel tentativo di ristabilire un minimo di equilibrio.
Il problema fondamentale di questo tipo di inquinamento è il PM2.5 (o Particolato): queste minuscole particelle infatti sono più piccole di un granello di sabbia, possono raggiungere il numero di 400 in un solo millimetro, e depositarsi non solo nei polmoni, ma nel flusso sanguigno e diffondersi quindi in tutto il corpo.
In Cina, l'ufficio che si occupa di monitorare la qualità dell'aria è attivo 24h al giorno, in oltre venti punti di osservazione.
Le montagne che proteggono in particolar modo Pechino rappresentano uno scoglio insormontabile per lo smog, che non riuscendo a superarle aleggia nelle regioni circostanti per giorni e giorni.
Un esempio di come i cinesi stiano correndo ai ripari è quello dato da una scuola internazionale di Pechino: per consentire ai bambini di giocare e studiare in un ambiente incontaminato, la direzione ha costruito una cupola, investendo per ricoprire l'intera area scolastica con un sistema di pompe d'aria.
L'impegno civile, sempre più propenso ad azioni pratiche, ancora una volta colpisce là dove c'è più bisogno di attenzione.
FONTE: BBC News, BBC News China, BBC News Science
FOTO: cnn.com, cbc.com, theguardian.com, internationalreporting.com
Chiara Mastronardo
sabato 15 febbraio 2014
元宵節 - Il Festival delle Lanterne
Le grandi celebrazioni per il capodanno cinese sono giunte al termine: con il quindicesimo giorno del nuovo mese lunare, la festa delle lanterne chiude il susseguirsi di feste e cortei che hanno tinto il mondo intero di colori. Fra dragoni e luci, l’anno del Cavallo ha finalmente cominciato il suo corso.
A Taiwan, nella Repubblica di Cina, la festa delle lanterne è itinerante, ciò significa che non ha luogo sempre nella stessa città. Quest’anno, il tipico librarsi della carta portatrice di desideri e buoni auspici ha avuto luogo in Pingxi, una cittadina poco fuori la capitale.
E’ stato comunque possibile ammirare le lanterne bianche in vari punti del centro città, primo fra tutti il suggestivo sito del Chiang Kai-Shek Memorial Hall.
Nonostante il freddo, erano molti i taiwanesi che per la strada hanno tenuto lanterne in mano, anche se a Taipei la festa è sentita in un modo meno tradizionale e più moderno rispetto ad altri centri.
Prendendo l’MRT, il sistema metropolitano della città, è possibile raggiungere diverse zone. La sera del 14 febbraio i night-market, i tipici mercati notturni, erano affollati (anche di giovani coppie uscite per festeggiare la più occidentale “festa degli innamorati”). Continuando il viaggio attraverso Taipei si può arrivare al capolinea della Red Line, una delle cinque linee che caratterizzano questo enorme ed eccezionale sistema di trasporto pubblico, uno dei migliori dell’Asia. La Chiang Kai-Shek Memorial Hall appare come uno snodo fondamentale per chiunque voglia raggiungere i punti più sensibili della città, e permette di arrivare alla fermata di 圓山 (Yuanshan). Qui ha luogo un grandissimo festival, dove per l’occasione era stata allestita una mostra molto particolare: ogni scuola aveva preparato il proprio carro delle lanterne, e i migliori sono stati esposti in una sorta di parco tematico. Molti altri carri avevano come tema l’anno del cavallo appena cominciato, e narrazioni tipiche del mondo dell’estremo oriente.
Ad accogliere i turisti all’ingresso si trovava la mascotte “Ah Dream”, un piccolo cavallo dal sorriso sgargiante che introduceva a questo magico mondo fatto di carta e desideri scritti in brillanti inchiostri. Ognuno poteva appendere il proprio vicino la Dhammacakka, la tipica ruota della fortuna, simbolo del Buddhismo. La Ruota simboleggia il girare della buona sorte, e con esso il continuo cambiamento della vita.
Per i turisti sicuramente il primo impatto può essere straniante, ma si fa presto l’abitudine agli sguardi estasiati dei bambini, e quelli un po’ sospetti dei genitori. In tutte quelle luci, ci si perde in un mondo dove l’immaginazione lascia spazio ad un diverso tipo di riflessioni.
Dove persino gli alberi sono imbanditi di luci, ci si sente quasi sospesi in una realtà estremamente moderna e artificiale, ma allo stesso tempo fortemente legata a sentimenti radicati, che affondano le loro origini in anni antichi, in storie vecchie come quelle che quegli stessi carri di luci cercano di narrare ai bambini così come agli stranieri - che forse proprio come bambini, cercano di tradurre e comprendere didascalie e storie.
Il giro finisce subito dopo un grande concerto, l’area comincia a svuotarsi, i biglietti dei desideri sono esauriti, ormai tutti appesi, portatori di auspici verso le tante divinità che cominciano a spegnersi. Il giorno è finito, il festival della lanterne lascia spazio alla vita di tutti i giorni che ora può davvero ricominciare: la metro si riempie come durante un’ora di punta, e bisogna tornare a cavalcare l’onda per essere all’altezza dell’Anno del Cavallo.
Chiara Mastronardo e Martina Maruna da Taiwan, Taipei
mercoledì 18 dicembre 2013
Prato: sguardi sul rogo
La mattina del 1 dicembre 2013, in una fabbrica cinese della
città di Prato è divampato un incendio che ha causato la morte di sette
dipendenti della ditta. La tragedia è stata riportata dai maggiori giornali
italiani e cinesi con sfumature differenti.
Tra le testate cinesi, è interessante notare una differenza
tra il modo di trattare la notizia in un giornale nazionale come il Quotidiano
del Popolo, e in un giornale locale come ad esempio il Quotidiano di Wenzhou.
La prima fonte sottolinea in apertura le condizioni di lavoro spesso carenti
delle fabbriche cinesi in Italia, e poi ipotizza che l'incidente potrà influire
sui rapporti tra i due paesi, probabilmente determinando un cambio di
atteggiamento delle autorità italiane nei confronti delle aziende cinesi.
La fonte di Wenzhou, la municipalità da cui proviene la
maggior parte dei cinesi in Italia, descrive invece l'incidente in sé,
sottolineando il dolore dei familiari e riportando alcune dichiarazioni di Zhou
Rongjing, presidente dell'Associazione dei commercianti cinesi in Italia, che
riferisce alcuni dettagli sull'intervento delle forze dell'ordine e sulla
provenienza delle vittime.
Molti articoli italiani, fin dal titolo, rimarcano
soprattutto le pessime condizioni di lavoro dei dipendenti cinesi nelle
fabbriche, tema ripreso anche dalla console generale cinese a Firenze, la dott.ssa Wang
Xinxia, che ha ammonito la comunità locale e le associazioni degli imprenditori
cinesi sul territorio a rispettare le leggi vigenti e ad attuare misure efficaci
per evitare altri incidenti. La console ha in particolare ricordato i divieti
di improvvisare dormitori e cucine in fabbrica, esortando imprenditori ed
operai a contattare immediatamente le autorità qualora si accorgessero di
situazioni irregolari.
Nel frattempo l’indagine aperta a seguito dell’incidente ha
portato all’arresto di 11 persone, italiane e cinesi, accusate di associazione
a delinquere, poiché avrebbero falsificato i certificati di residenza dei
dipendenti cinesi.
Dopo l’incidente di Prato, alcuni assessorati al lavoro,
anche di altre regioni, hanno già convocato riunioni per approntare nuove
misure per assicurare le condizioni di lavoro e i diritti dei lavoratori nelle
ditte cinesi. È realistico che reazioni simili continuino a verificarsi nel
prossimo periodo.
FONTE: tnc.com, chinanews.com, world.people.com
FOTO: tg24.sky.it
FOTO: tg24.sky.it
Chen Yijing
giovedì 7 novembre 2013
La strada segreta del Dragone
La Città Proibita al giorno d’oggi non è solo il simbolo di
un antico potere, rappresenta vestigia antiche da cui possiamo trarre infinite
informazioni.
Rientra in quei siti archeologici, come l’italiana Pompei,
da proteggere ad ogni costo, piccoli micro-mondi fermi, sospesi in un tempo che
ci sembra lontanissimo, eppure presenti in un “qui e ora” visitabile dai
turisti.
Questi luoghi hanno la capacità di celare informazioni per
secoli, segreti magari taciuti ai tempi della loro costruzione e quindi
difficili da scovare. Le pietre della Città Proibita ne hanno custodito uno
fino a poco tempo fa, e il loro mistero è stato svelato dal professor Howard
Stone, docente di ingegneria meccanica ed aerospaziale all’università di
Princeton.
Il professor Stone si era posto un interrogativo sull’antica
città costruita agli albori della Dinastia Ming, un interrogativo scomodo e che
trovava unica risposta in una vecchia storia considerata leggenda: qualcosa a
che vedere con una strada di ghiaccio.
Stone e il suo team hanno così cominciato a lavorare su
alcuni blocchi di pietre della Città Proibita, e incrociando i loro studi con
un progetto di ricerca delle fonti, hanno scoperto un documento vecchio di
cinquecento anni. Traducendolo, vi si menzionava un metodo inusuale per
trasportare pesi estremi attraverso lunghe distanze: caricare i suddetti pesi
su blocchi da far poi scivolare su una via di ghiaccio realizzata per
l’occasione.
Se così fosse, alcune pietre della Città Proibita sarebbero
state trasportate da una distanza di 70 km dal sito odierno.
La città fu costruita nel XV secolo, la ruota era diffusa in
Cina già dal 1500 a.C., ma gli studi del team del professor Stone e dei suoi
colleghi Jiang Li e Haosheng Chen hanno evidenziato come per una simile mole da
trasportare i carri fossero altamente sconsigliati.
La mole di riferimento non era fatta di semplici blocchi di
pietra, ma da quelli che sono considerati veri e propri tesori. Il primo, l’enorme
bassorilievo che si trova sulle scalinate della Corte Esterna, dietro il
Palazzo della Preservazione dell’Armonia. Il bassorilievo in questione pesa
circa 200 tonnellate ed è unico nel suo genere in tutta la Cina. Fu ricavato da
un unico pezzo di pietra di 16,57 metri di lunghezza per 3,07 metri di
larghezza per 1,7 metri di spessore. Il secondo, il bassorilievo della rampa
sud, si trova davanti al Palazzo della Suprema Armonia, e fu realizzato
stavolta in due blocchi, pecca abilmente nascosta – altro mistero svelato solo
nel XX secolo, quando le intemperie e il tempo hanno reso visibile il punto d’intersezione
delle due lastre.
Lo studio che il professor Stone conduce è sicuramente
innovativo, perché affronta, potremmo dire, l’Antico dal punto di vista del
Nuovo, la storia vista con l’occhio dello scienziato.
Concentrandosi sulle dinamiche e sui calcoli, il
professor Stone e il suo team si affidano alle fonti, molto rare per quanto
riguarda il trattamento di questo argomento, e realizzano in laboratorio
esperimenti che potrebbero o meno confermare le loro teorie.
Il lavoro di laboratorio si basa sull’analisi delle
caratteristiche del ghiaccio, e il team ha calcolato che non solo sarebbe stata
necessaria una pianificazione precisissima del lavoro da svolgere, ma la
presenza di almeno 300 lavoratori nei mesi invernali per far ghiacciare l’acqua
lungo tutto il percorso e riuscire quindi a trasportare i blocchi di pietra.
Questa segreta strada di ghiaccio svelerebbe un metodo
ingegnoso per trasportare masse attraverso tragitti più o meno impervi, come i
70 km in questione.
Questo metodo sembrava essere conosciuto in Cina, ma
per la difficoltà della sua messa in atto, era rarissimo e forse è per questo
che le fonti più diffuse non ne fanno menzione.
La cava ai tempi della costruzione della Città
Proibita si trovava fuori dai confini della città di Pechino, e questo rende l’impresa
assai notevole.
Se le teorie del team trovassero definitiva conferma,
saremmo davanti un piccolo capolavoro di ingegneria antica, taciuto per secoli,
scomparso dagli annali proprio come il ghiaccio scompare con l’arrivo del primo
sole primaverile.
FONTE: BBC News China
FOTO: ben smethers.co.uk
Chiara Mastronardo
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