domenica 21 novembre 2010

Anno Culturale della Cina in Italia

ANNO CULTURALE DELLA CINA IN ITALIA



Il lungo corteo di lanterne rosse che orna i lati di Via dei Fori Imperiali mostra il calore che Roma ha manifestato nell'accogliere il premier cinese Wen Jiabao. Oltre che per motivi di politica internazionale, la presenza del premier ha sancito l'avvio dell'Anno della cultura cinese in Italia, una proposta nuova che mira a stimolare l'interesse nei confronti della Cina della Penisola Italiana.
Il progetto è coordinato ed organizzato dall'Onorevole Giuliano Urbani, Presidente del Comitato per l'Anno Culturale della Cina in Italia.“Il programma prevede numerose iniziative volte a promuovere la conoscenza della Cina in Italia e si sviluppa in un momento di grande successo nella storia dei rapporti dei nostri due Paesi che festeggiano, il 6 novembre 2010, 40 anni di relazioni diplomatiche”, ha introdotto l'Ambasciatore cinese Sun YuXi. Il piano ufficiale coinvolge 9 Dipartimenti governativi cinesi, 22 Enti ed Autorità locali, oltre ai Ministeri degli Esteri, della Cultura, dell'Istruzione, dello Sviluppo Scientifico, l'Ente nazionale del Turismo e molte realtà locali di città e provincie.Al momento sono state vagliate centro iniziative ufficiali che, oltre a promuovere scambi politici, diplomatici ed imprenditoriali, incoraggino anche l'attenzione verso la cultura cinese (il teatro dell'Opera di Pechino e del Sichuan, concerti e spettacoli di musica e danza tradizionale cinese e anche di arti marziali cinesi). L'incontro tra i due grandi Paesi ha molti punti d'interesse comune, come no: chissà che la Cina non voglia soppraffare la sua fama di “mostro economico” e che l'Italia non voglia riconfermare il suo interesse economico e culturale, lontano da diverse ambizioni politiche.In fondo, molte sono le similitudini e le contrarietà nei rispettivi propositi esteri: rispetto del diritto internazionale, impegno nella valorizzazione delle organizzazioni internazionali, rifiuto di ambizioni di egemonie sul piano mondiale, rispetto dell'indipendenza degli Stati e del principio di non ingerenza negli affari interni di questi, e così via. L'unico debole è la poca conoscenza reciproca, limite prevalentemente dell'Italia, che soffre della scarsa diffusione della lingua cinese stessa.Sulla scia dell'entusiasmo del coordinatore Giuliano Urbani, l'Italia farà grandi passi avanti in questo senso: “sono molte le iniziative che bollono in pentola e molte sono il frutto della cooperazione tra Rai, Rai8, Rai International e la CCTV. E anche sul fronte del cinema stiamo lavorando a una collaborazione congiunta voluta espressamente dai cinesi. (…) La verità è che i progetti nascono lungo il percorso. Più ci conosciamo, più sorgono nuove iniziative sino-italiane”.



Federica Agnese

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