venerdì 12 novembre 2010

L'aquila e il dragone

I DUE SIMBOLI DI UN GRANDE IMPERO, L’AQUILA E IL DRAGONE

LA MOSTRA

Lo scorso 8 ottobre ha aperto al pubblico la mostra “I due Imperi. L’Aquila e il Dragone” presso il Foro Romano di Roma, seconda tappa dopo quella milanese a Palazzo Reale.
L’esposizione ha luogo in occasione della celebrazione dei 40 anni di relazioni bilaterali e diplomatiche tra Cina ed Italia, occasione che ha visto la presenza del premier cinese Wen Jiabao in visita ufficiale nella capitale.
La mostra è il frutto del lavoro che ha visto impegnati il Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Repubblica Italiana e lo State Administration for Cultural Heritage della Repubblica Popolare Cinese, collaborazione che apporterà anche la realizzazione di due progetti di musealizzazione: quello del nuovo Museo Nazionale della Cina di Piazza Tiananmen, che riaprirà la prossima estate, che contribuirà all’inaugurazione di un museo statale della cultura italiana (vetrina della società e della storia dell’Italia) e l’offerta di uno spazio espositivo nelle Sale Monumentali del Palazzo di Venezia ospitante un museo statale della cultura cinese.
E’ la prima volta che i due più importanti Imperi della storia sono messi a confronto e molto interessante ne è il prodotto.
LA STORIA
L’Impero cinese nasce nel 221 a.C. per mano del re dello stato di Qin, Ying Zheng, che unificò il Paese e assunse il titolo di Qin Shi Huangdi (Primo Imperatore della dinastia Qin). L’adozione dei termini Huang e Di, che erano allora utilizzati per indicare i grandi imperatori della più remota antichità, fu un chiaro messaggio che Ying Zheng volle mandare: infatti profondi saranno i cambiamenti e grande l’eredità che lascierà alle dinastie successive.
L’Imperatore morì nel 210 a.C. e, dopo vari passaggi di potere, nel 206 a.C. Liu Bang, duca di Pei, nella provincia di Jiangsu, trasferita la capitale a Chang’An, si proclamò Imperatore della nuova dinastia Han, assumendo il nome di GaoZu.
Entrambe le dinastie favorirono l’espansione territoriale, il commercio, l’organizzazione degli apparati amministrativi e la struttura compiuta della società.
Lontano da queste realtà, in Europa, comincia ad emergere la civiltà romana che, solo nel 27 a.C. diventerà Impero. Il conferimento del titolo di “Augusto” ad Ottaviano lo rende arbitro e padrone dello Stato e dà avvio alla storia millenaria del grande Impero Romano.
Il confronto tra queste due grandi realtà storiche è l’ulteriore avvicinamento del famoso binomio Oriente ed Occidente che, mai più di ora, è lontano solo geograficamente.
Due Imperi che non si sono mai toccati, ma che da sempre sono a conoscenza dell’altro. Due mondi che ora sono presentati con la stessa chiave storica ed archeologica che ne mostra l’unicità.



DAI PRIMI ACCENNI DI VICINANZA AD OGGI

I primi contatti della Cina con l’Occidente avvennero sotto la dinastia Qing, che regnò dal 1636 al 1912, con l’arrivo dei gesuiti e delle flotte portoghesi, spagnole e olandesi. Partirono immediatamente scambi commerciali: gli europei vendevano tessuti di cotone, stagno, piombo ed i cinesi tè, seta, medicine e porcellane. Lunghi e difficili sono i percorsi che hanno compiuto l’uno e l’altro per giungere al tardo 1970, anno in cui le negoziazioni e le relazioni tra i due “mondi” erano già più diplomatiche ed equilibrate.
Il rapporto, che quest’anno festeggia i 40 anni di attiva continuità, tra Italia e Cina ha inizio, pertanto, nel 1970.
Più precisamente, il 29 gennaio 1969, l’allora Ministro degli Affari Esteri, l’Onorevole Pietro Nenni, dichiarava in nome del Governo della Repubblica Italiana, di riconoscere il Governo della Repubblica Popolare Cinese come unico governo legale dell’intero popolo cinese.
Il 6 novembre 1970 i rappresentati dei due Paesi firmavano a Parigi il comunicato congiunto sul ristabilimento delle relazioni diplomatiche.
Da quel momento Cina ed Italia si sono strette in una viva collaborazione su piani governativi, economici e sociali.
Precedentemente a questa data, l’Italia si sforzò di concludere esclusivamente accordi commerciali, e così l’Eni ne firmò uno nel 1958 per la vendita di fertilizzanti azotati ed il governo di Roma, nel 1964, ne concluse un altro per l’apertura di agenzie commerciali nei due Paesi, solo per fare due esempi.

Giunta la ricorrenza del 40° anniversario di tale rapporto, il Primo Ministro del Consiglio cinese Wen Jiabao si è recato a Roma per incontrarsi con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il Presidente del Senato Renato Schifani ed il Presidente della Camera Gianfranco Fini.
L’incontro del primo giorno ha avuto sede in Villa Madama, al termine del quale il Presidente Silvio Berlusconi ha elogiato “gli attuali ritmi di crescita della Cina”, sottolineando che “presto l’economia cinese sarà la prima economia del mondo”, ed ha concluso con le seguenti parole: “Mi auguro che la nostra collaborazione possa portare a un interscambio tra i due Paesi di 100 miliardi di dollari, rispetto agli 80 inizialmente stabiliti: anzi, ci diamo un traguardo di 100 miliardi per puntare a 1202. (…) L’Italia non deve guardare alla Cina con timore, ma come una opportunità: continueremo a guardare al mercato cinese come un grande mercato capace di assorbire i nostri prodotti e accogliere le nostre imprese”.
Il discorso di Wen Jiabao definisce la condivisione tra Italia e Cina di “una storia e una cultura millenaria che hanno influenzato le civiltà”, citando tra gli altri le figure di Marco Polo ed il gesuita Matteo Ricci, ma è arrivato il momento di “promuovere ulteriormente gli scambi e la cooperazione in ambito culturale”, fornire “nuovi contributi al dialogo e alla coesistenza armoniosa tra due antiche civiltà e di approfondire la conoscenza reciproca dei nostri due popoli”.
“La Cina è meno conosciuta in Italia di quanto l’Italia lo è in Cina. Questa è una lacuna che è urgente colmare. Lo impongono le nostre ottime relazioni bilaterali ed il ruolo cinese sulla scena internazionale”, ha risposto il Presidente del Consiglio italiano.
Ulteriore conferma giunge dalle parole dell’Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia, Ding Wei: “In questi decenni non è cresciuto solo l’interscambio commerciale, ma anche quello culturale. L’Italia è sempre più conosciuta ed amata in Cina. Non è un caso che il Padiglione italiano all’Expo di Shanghai sia il più visitato dopo quello cinese, che ci siano circa 10.000 studenti cinesi che studiano in Italia e che dalla Cina arrivino nel vostro Paese circa 400.000 turisti, quando negli anni Settanta erano appena 1.000”
Rimane fondamentale promuovere, attraverso iniziative culurali, la conoscenza reciproca e, attraverso accordi intergovernativi, i settori economici, giudiziari, culturali, scientifici, ambientali e finanziari.
E’ questa la conclusione a cui giungono il premier italiano Silvio Berlusconi ed il premier cinese Wen Jiabao al termine della visita, salutandosi con l’obiettivo di incrementare “i rapporti bilaterali attraverso una sempre crescente collaborazione in tutti i settori”.


 
                                                                                                     Federica Agnese

Nessun commento:

Posta un commento